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Trento, 4 ottobre 2006 San Francesco d’Assisi
ADESIONE ALLA CAMPAGNA CITTÀ EQUOSOLIDALI
Proposta di mozione presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici per L’Unione

Il Commercio Equo e Solidale è un eccellente mezzo per informare e sensibilizzare i cittadini al problema degli squilibri economici e ambientali, ma anche e soprattutto per permettere loro di agire concretamente. Le Pubbliche Amministrazioni giocano un ruolo fondamentale nell’azione di sensibilizzazione delle imprese e dei cittadini a favore di modelli di produzione e consumo equi e sostenibili. Nasce da qui la campagna “Città Equosolidali”, che si rivolge ai cittadini e alle istituzioni (Comuni, Province, Regioni) per orientare le comunità locali verso gli acquisti di prodotti equosolidali.

La campagna propone alle collettività di sensibilizzare i dipendenti pubblici e gli abitanti al Commercio Equo e Solidale, attraverso azioni e iniziative concrete.

Promossa dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace (organismo nato nel 1986 ed al quale aderiscono oltre 600 enti locali, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento e numerosi Comuni trentini), da Fairtrade Transfair Italia, dal Coordinamento nazionale Agenda 21, dall’Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale, da CTM-Altromercato, dalla Cooperativa commercio alternativo e dall’Associazione Botteghe del Mondo, con il patrocinio della Regione Umbria, delle Province di Firenze e di Milano e del Comune di Roma la campagna Città Equosolidali ha visto fino ad ora l’adesione di diversi enti locali, tra i quali le Province di Milano, Cremona e Ferrara ed i Comuni di Roma, Padova e Modena. Con la campagna Città Equosolidali impegno sociale e ambientale si sostengono a vicenda. La campagna raccoglie l’esperienza dei “Green Public Procurement” (www.a21italy.it), proponendo di collegarla ad un’idea di “Social Public Procurement “Equità” è riconoscere che tutte le persone hanno pari dignità, meritano rispetto e devono godere degli stessi diritti e di pari opportunità di realizzazione. Il principio di equità esprime quindi l’esigenza di far assumere ai singoli cittadini, alle imprese e alle istituzioni la responsabilità delle proprie scelte economiche, sociali ed ambientali, con la consapevolezza delle ricadute collettive che esse producono, anche sulle generazioni future. Equità implica la solidarietà fra tutti gli esseri umani e con le altre componenti della natura. Il concetto di equità è strettamente collegato a quello di diversità: il primo presuppone la valorizzazione del secondo tramite un responsabile uso delle risorse ambientali, socioculturali ed economiche.

Il Commercio Equo e Solidale, condividendo pienamente questo approccio, è una particolare forma di partnership commerciale, basata sul dialogo, la trasparenza ed il rispetto, che cerca di garantire una maggiore equità del commercio internazionale, ritenuto un importante motore dello sviluppo. In particolare, il commercio equo riconosce ai produttori ed ai lavoratori, messi ai margini dal mercato convenzionale, migliori condizioni di scambio permettendo loro di passare da una posizione di vulnerabilità alla sicurezza ed alla autosufficienza economica. Vengono così garantiti ai produttori il rispetto dei diritti, un margine da investire in progetti sociali e di autosviluppo e la partecipazione attiva alla gestione delle proprie organizzazioni.

Complessivamente beneficiano del Commercio Equo e Solidale quasi un milione di famiglie di lavoratori in 45 diversi paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina. Sono organizzazioni prevalentemente cooperativistiche, che si impegnano ad una gestione collettiva e democratica della loro struttura e ad impiegare parte dei ricavi in progetti di sviluppo sociale per le comunità e il territorio.

Spesso il margine di guadagno aggiuntivo del commercio equo e solidale consente loro di rendere più agevoli le vie di comunicazione, di accedere all'acqua potabile e all'energia elettrica, di costruire scuole ed ambulatori medici. Nelle produzioni in cui non è possibile la gestione cooperativistica (come le arance, le banane o la lavorazione semindustriale dei palloni), l'inserimento di aziende nel circuito del Commercio Equo e Solidale è subordinato alla costituzione di un fondo per i lavoratori, del rispetto dei diritti sindacali, della corresponsione di un salario adeguato.

Il prodotto di commercio equo e solidale è riconoscibile se:

Il prodotto è etichettato “Fairtrade” (marchio attribuito al prodotto a garanzia dei criteri del commercio equo e solidale, rappresentato in Italia da Fairtrade- Transfair Italia)

L’organizzazione che importa e distribuisce i prodotti è una “Fair Trade Organisation” (marchio attribuito all’intera organizzazione da IFAT associazione internazionale delle organizzazioni di commercio equo e da AGICES assemblea generale )

In merito alla tutela ambientale, il commercio equo e solidale garantisce che i prodotti certificati rispondano a specifici requisiti ambientali. Gli standards ambientali servono per definire dei precisi requisiti per le varie colture. Sono previsti dei requisiti minimi inderogabili e dei requisiti in progress che incoraggiano i produttori ad obiettivi di miglioramento in modo che la tutela dell’ambiente diventi parte integrante di tutta l’attività agricola. Le finalità sono quelle di preservare i corsi d’acqua, le foreste vergini, gli ecosistemi di rilevante valore, i terreni dal fenomeno dell’erosione e migliorare il managment degli ecosistemi. Le organizzazioni di commercio equo e solidale richiedono inoltre alle organizzazioni dei produttori di implementare l’agricoltura a lotta integrata attraverso la progressiva sostituzione dei prodotti chimici con quelli organici, dall’altro spinge i produttori a dotarsi di una certificazione ambientale. Tuttora sono già numerosi i prodotti del commercio equo e solidale provenienti da agricoltura biologica: caffè, cioccolato, the, banane, ecc.

Globalizzazione e sviluppo sostenibile e tutela dei diritti umani: le grandi tematiche internazionali non chiamano all’appello solo i Governi o le Istituzioni sovranazionali. Le Comunità Locali di tutto il Mondo, soprattutto se unite tra loro, possono dare un grandissimo contributo per una globalizzazione giusta, per uno sviluppo sostenibile. Nel 1992, durante il Summit della Terra a Rio, gli Stati si impegnarono nell’Agenda 21, programma d’azione per il XXI secolo a favore dello sviluppo sostenibile, e sottolinearono il ruolo essenziale che le comunità locali devono svolgere. Nel corso degli anni successivi sono state raggiunte importanti tappe in questa direzione:

─ 1994: ad Aalborg (Danimarca), si tiene la I Conferenza Europea sulle Città Sostenibili. La Carta di Aalborg , costituisce il primo passo per l’attuazione dell’Agenda 21 Locale a livello europeo. La sua sottoscrizione comporta un preciso impegno politico alla realizzazione di un processo di azione locale per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

─ 1999: le amministrazioni pubbliche, riunite a Ferrara, danno vita al Coordinamento Agende 21 Locali Italiane con il compito di promuovere i processi di Agenda 21 Locale in Italia

─ 2000: il Vertice dei Capi di Stato e di Governo, promosso dall’ ONU, definisce i cosiddetti “Obiettivi del Millennio”, 8 grandi obiettivi per l’umanità, da conseguire entro il 2015, tra cui la drastica diminuzione della fame, assicurare la sostenibilità dell’ambiente e sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.

─ 2002: durante il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile a Johannesburg, molti Stati si impegnano a promuovere lo sviluppo sostenibile e particolarmente gli acquisti pubblici etici. A questo titolo, l’impegno delle comunità locali a favore del commercio equo rappresenta un contributo allo sviluppo sostenibile e all’applicazione di un’Agenda 21 locale. Il Consiglio e il Parlamento Europeo adottano il Sesto Programma Comunitario di azione in materia di ambiente. Il Programma promuove il processo di integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le politiche ed azioni comunitarie (Green Public Procurement). Si sottolinea il ruolo fondamentale delle Pubbliche Amministrazioni nell’azione di sensibilizzazione delle imprese e dei cittadini a favore di modelli di produzione e consumo sostenibili.

─ 2003: la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica approvano all’ unanimità una Mozione che impegna il Governo e le Istituzioni a promuovere il Commercio Equo e Solidale, come “originale forma di lotta alla povertà fondata sul commercio”.

─ 2004: i governi locali europei si riuniscono nella “Conferenza Aalborg+10 – Ispirare il Futuro” a dieci anni dalla I Conferenza Europea sulle Città Sostenibili. Sottoscrivendo gli “Aalborg Commitments” si impegnano a migliorare la qualità della vita locale senza minacciare quella delle persone in altre parti del mondo e delle future generazioni. In particolare a “…promuovere attivamente una produzione e un consumo sostenibili, con particolare riferimento a prodotti eco-certificati e del commercio equo e solidale ”.

Come si può diventare una “Città Equosolidale”? Seguendo questo schema, indicato dai promotori: 1) approvare un atto amministrativo di indirizzo (mozione, ordine del giorno, ecc); 2)sottoscrivere la quota di adesione; 3) inserire i prodotti equi; 4) realizzare iniziative informative; 5) compilare la scheda di adesione che può essere scaricata dai siti internet dei promotori. Vediamo questi passaggi: 

1) L'adesione dell'Ente locale viene sancita da un atto amministrativo approvato da Comune, Provincia, Regione ed altri enti pubblici, con cui l'Amministrazione si impegna a:

─ inserire nei propri consumi i prodotti del commercio equo e solidale (ad esempio, utilizzo di caffè, tè e altre bevande calde e fredde equosolidali nei distributori automatici; zucchero e snack equosolidali oppure palloni o prodotti artigianali, ecc.);

─ introdurre i prodotti equosolidali nelle mense scolastiche, del personale, nei servizi di catering e in altri luoghi della ristorazione collettiva gestiti dall'ente locale;

─ realizzare iniziative formative nella realtà in cui i prodotti vengono inseriti (in particolare nelle scuole);

─ sensibilizzare il proprio personale e i cittadini valorizzando le organizzazioni di commercio equo e solidale operanti sul proprio territorio.

2) L'adesione alla campagna "Città equosolidali" prevede la sottoscrizione una tantum di una quota di adesione. Tale quota andrà a finanziare le varie attività della campagna (segreteria, comunicazione e promozione) e i costi per l'elaborazione del materiale informativo che gli Enti locali potranno utilizzare nelle attività di sensibilizzazione sopra indicate. Annualmente sarà elaborato dal Comitato di gestione della campagna un rapporto in cui sarà inserita anche una descrizione dettagliata del budget. La quota di adesione varia in base al numero degli abitanti per quanto riguarda i Comuni; rimane invece invariata per tutte le Province, nell’importo di duemila euro. La quota va versata sul conto corrente n.513322 - ABI 05018 - CAB 12101 - CIN R intestato a Fairtrade TransFair Italia presso Banca popolare Etica - causale "Adesione alla Campagna città equosolidali"

3) Per diventare città equosolidale, è necessario inserire, tramite emissione di un bando di gara con capitolato, i prodotti nei distributori automatici di bevande o nelle mense o all’interno di rinfreschi organizzati dalle amministrazioni pubbliche. Per incidere in maniera strutturale sugli acquisti pubblici, la collocazione più idonea per i prodotti del commercio equo e solidale è nei capitolati di fornitura e di servizi. Inserire in un capitolato d’appalto chiare indicazioni (quali l’obbligatorietà al rispetto di determinate caratteristiche merceologiche o un punteggio premiante per l’offerta di prodotti equi) è dimostrazione della volontà dell’ente di perseguire scelte stabili a garanzia dei produttori e degli utenti. Si indicano di seguito alcune modalità concrete di acquisti pubblici equosolidali. Nessuna scelta è da considerarsi esauriente di per sé o in alternativa alle altre: ogni prodotto acquistato dall’ente pubblico, soprattutto se importato da paesi del Sud del mondo, dovrebbe infatti essere garantito rispetto ai diritti sociali ed ambientali della fase di produzione.

Inserimento del “ caffè equosolidale“. “Prendere un caffè”: è un gesto che la maggior parte di noi compie ogni giorno in ufficio, al bar, nei ristoranti, nei ricevimenti. Il caffè del commercio equo e solidale è disponibile in polvere, in grani e in cialde ed è possibile utilizzarlo sia nei distributori automatici che nelle macchine per espresso.

Inserimento di altri prodotti. Oltre al caffè, molti altri prodotti possono essere consumati all'interno delle pubbliche amministrazioni: tè, succhi di frutta, cioccolato, zucchero, bibite fredde, riso, frutta fresca.

Dove ?
I distributori automatici. I prodotti equi e solidali possono essere inseriti nei distributori automatici presenti negli spazi della pubblica amministrazione, distributori di bibite calde, fredde e snack. È preferibile che i distributori siano dedicati a prodotti equosolidali. Qualora la scelta fosse invece parziale, dovrà essere inserita in sede di capitolato una percentuale attesa di prodotto equo in termini di spazi disponibili, di macchine dedicate o di quantità di prodotto. In base alle indicazioni espresse il prodotto equosolidale dovrà essere facilmente identificabile da parte del consumatore e potranno essere effettuate le opportune verifiche.

Le mense. Si può prevedere l'inserimento dei prodotti del commercio equo in tutti i luoghi di ristorazione, nelle mense dei dipendenti o nelle mense scolastiche, dove in molti casi già sono presenti prodotti biologici. Oggi, quasi il 50% dei prodotti equosolidali è anche biologico e l'ente locale, in questo modo, può introdurre nella propria offerta questo duplice elemento di qualità.

I rinfreschi. In molte occasioni gli Enti locali hanno la necessità di accompagnare iniziative pubbliche, convegni, cerimonie e manifestazioni con un rinfresco: l'offerta dei prodotti equosolidali rappresenta una scelta di valore e di qualità.
Come?

Per inserire i prodotti del commercio equo e solidale è necessario che siano previsti riferimenti specifici all'interno dei bandi di gara relativi alle forniture alimentari, come già molti Enti locali italiani hanno fatto.

4) Informare e sensibilizzare i cittadini rispetto ad un modo diverso di consumare è tra le finalità del commercio equo e solidale. Per questo l'Ente locale che intende candidarsi ad essere "città equosolidale", agendo prioritariamente in collaborazione con le organizzazioni di commercio equo e solidale presenti nel territorio e coinvolgendo anche le organizzazioni della società civile, dovrà realizzare iniziative finalizzate a far crescere una maggiore consapevolezza tra i cittadini. Ecco di seguito alcuni esempi di attività:

Informazione
Al momento dell'adesione verrà fornito al Comune, attraverso un cd, un format personalizzato da stampare e posizionare nei luoghi di consumo di prodotti equosolidali (atri e sale d'attesa degli uffici, accanto alle macchinette di distribuzione automatica, all'interno delle mense, ecc.), che spiega la scelta di indirizzo e informa i cittadini sui principi del commercio equo. La stampa del materiale è a carico dello stesso Comune. È auspicabile inoltre facilitare la diffusione dell'informazione attraverso i media locali.

Sensibilizzazione
In collaborazione con le organizzazioni di commercio equo e della società civile potranno essere organizzati, ad esempio, incontri pubblici ed eventi, ospitalità di produttori del Sud del mondo, sostegno ad un progetto concreto di commercio equo, la pubblicazione di articoli all'interno del periodico comunale, la realizzazione di laboratori all'interno delle scuole. Le iniziative pubbliche possono essere diverse ma sono tutte adatte a testimoniare un impegno in favore dello sviluppo sostenibile, di una cultura di pace e di una maggiore equità nei rapporti tra Nord e Sud del mondo, che sottende il conferimento del titolo di "città equosolidale".

5) Va compilata la scheda di adesione che può essere richiesta alla segreteria della campagna oppure essere scaricata dal sito www.cittaequosolidali.it

Viste infine le finalità ed i contenuti della LEGGE PROVINCIALE 15 marzo 2005, n. 4, “Azioni ed interventi di solidarietà internazionale della Provincia autonoma di Trento” pubblicata sul Bollettino ufficiale 17 marzo 2005, n. 11 bis, straord.

Tutto ciò premesso,

il Consiglio impegna la Giunta provinciale

1. ad aderire alla Campagna “Città equosolidali” ed a questo fine la impegna

- a certificazione sulla salubrità e qualità acquisite, ad inserire nei propri consumi i prodotti del Commercio Equo e Solidale (ad esempio, utilizzo del caffè e bevande equosolidali nei distributori automatici, di zucchero equo ecc…);

- ad introdurre i prodotti equosolidali nelle mense scolastiche, del personale ed in altri luoghi della ristorazione collettiva gestita dall'ente;

- a considerare all'interno dei bandi di gara relativi alle forniture alimentari l'inserimento dei prodotti del Commercio Equo e Solidale;

- a sensibilizzare il proprio personale e i cittadini sul Commercio Equo e Solidale;

2. a promuovere tra gli Enti locali del Trentino, nell’ambito e con il rispetto delle singole autonomie, la conoscenza della Campagna Città Equosolidali, invitandoli ad aderire alla stessa.

Cons. prov. Roberto Bombarda
Cons. prov. Giorgio Viganò

 

 

     

Roberto Bombarda

ROBERTO
BOMBARDA


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